#1 - Trovare l'ispirazione per scrivere [sul blog]

Ritorno alle origini e rispetto per la natura.











Domande e risposte
Da quando ho aperto un blog, mi chiedono spesso come trovo l’ispirazione per scrivere un post.
Già: dove mai si nasconde questa fantomatica ispirazione e da dove nasce?
Bel domandone.
Cercare gli argomenti, combattere il blocco dello scrittore e superare quello del lettore non è facile.
C’è chi legge, chi guarda, chi parla, chi s'illumina d'immenso.
Io, semplicemente, penso.

Il risultato delle mie - pazze? - riflessioni si concretizza nella rubrica RobyCopyTelling, inaugurata un paio di mesi fa; non ha scadenza periodica ché si sa, "all'ispirazion non si comanda" (mezza cit.) 
e in questo spazio voglio essere fluida, incanalata, rapida, rapita, in piena. 

Certo non poteva mancare la - micro - storia della mia estate.
Già, perché ho la fortuna di passarla da sempre in un luogo speciale, intriso di magia, natura, poesia - che poi diventano immagine, curiosità e creatività. Insomma un luogo che ispira solo per il fatto di esserci dentro. 

Te lo voglio raccontare in quattro post a edizione limitata. Perché il mio amore per la scrittura è nato proprio qui. E qui torna sempre alla ricerca dell'ispirazione profonda: quella per parole nuove.


Lesson number #1: quello che ho imparato


                                               Twitta la riflessione

Tornare all’origine
C’era una volta Ceradonna.
Non è un gioco di parole: è il nome di un luogo dove una piccola donna ha imparato ad amarle.
Un nome di cui non è dato sapere l’etimologia, purtroppo.
Mia madre racconta la storia di una donna rimasta prigioniera fra gli ulivi, che poi si sarebbe confusa con loro, infusa del loro olio, in una metamorfosi vitale di ovidiana memoria.
Mio nonno, invece, ipotizzava che sul luogo dov'è nata la casa fossero state trovare delle statue di cera ancora intatte di un'atavica classicità.

Dire che questo luogo si trova nel comune di Rossano calabro, sospeso a metà tra il mare e la Sila, sarebbe riduttivo. Si tratta di un ristoro fisico mentale, un vero e proprio rifugio naturale.

La casa appartiene alla mia famiglia da qualche generazione: riposa solitaria su una terrazza naturale, arida e profumata di salsedine. Silenziosa, osserva il mare mentre volge le spalle alla montagna.


Al tempo dei miei bisnonni, Ceradonna contava poche stanze: i loro ritratti severi, che trasudano storia - la mia storia - campeggiano ancora sulle pareti della sala. Anche la palma ritratta nella foto qui sopra, al tempo dei miei bisnonni, non esisteva: l'ha piantata mio nonno dopo vent'anni, quando mia madre aveva più o meno quattro anni, più di sessant'anni fa; al tempo, era alta come lei.
Ho imparato presto che guardarsi indietro è un punto di partenza, non d'arrivo. Guardarsi indietro con occhio critico significa crescere.   

Ed è proprio sulle radici profonde che si eleva l'ispirazione emotiva:

  • ripercorrere la propria storia
  • fare il punto - interrogativo - della situazione 
  • cercare stimoli per scriverne un'altra: diversa, uguale a se stessa, e poi nuova

Quand'ero piccola questi avi dai vestiti bombati e dagli sguardi aspri m’inquietavano un po’, devo ammetterlo, ma, allo stesso tempo, m'incuriosivano parecchio: già al tempo ero un'amante della storia del mistero. Quante volte ho importunato nonno Antonio, detto Toi, con raffiche di domande sulle loro vite! Chissà come vivevano, chi erano e cosa penserebbero sul mondo odierno... chissà, poi, se mi assomigliavano almeno un po'.

Sarà la coincidenza di nomi propri con quelli di film e di giochi, ma nonno Toi sapeva davvero trasformare ogni cosa in un fantastico mondo di balocchi. Con lui queste mura antiche, accasciate da più d’un secolo su una collina sperduta, diventavano un mondo allegro, inesplorato, affascinante. Gli occhi che lo guardavano erano quelli di una bambina di città, che ogni estate passava le sue vacanze proprio qua, fra gli ulivi e i sassi e le palme. Quella bambina ero io, oggi una donna. Ma ogni volta che torni qui, a Ceradonna, la donna diventa un "c'era" e la bambina torna.

L'ispirazione infantile è imbattibile, perché significa fantasia: una storia nasce per morire subito dopo. Così, senza egoismo e senza rimpianto - quasi che quella storia fosse nata solo per il piacere di esistere nello spazio di un attimo e a te protagonista già annoiata non importasse nemmeno più di tanto. L'importante era inventarsene subito un'altra; così mi trasformavo ogni giorno in una cosa diversa, la tipica principessa disneyana rinchiusa nella torre arroccata, per esempio. Il principe, si sappia, m'interessava poco... anzi, speravo di non esser mai trovata. 
In quello spazio solo, tutto mio, il mondo fuori, potevo essere libera d'inventare, sognare, osservare. 




Ancora oggi questo è il mio angolo di mondo dove tutto è fermo e lontano.
Un luogo di memoria introspettiva, dove il tempo si azzera del tutto. Per questo lo amo.
Qui ho imparato quello che so(no): fantasia, curiosità, mistero, creatività, paura, coraggio, valore, arte. 
Qui si nasconde un angolo inesplorato della mia storia e del mio cuore: l'amore per le parole.

Contatto e rispetto per la natura
Non sono mai stata una bambina coraggiosa.
E ancora oggi mi risulta più difficile proteggere il corpo, e non la mente, dagli attacchi esterni. 

Corpo e mente.
Una dualità tra contenuto e contenitore che mio nonno Toi conosceva bene e, sarà che faceva il chimico di mestiere, cercava di farmi superare le paure con il metodo sperimentale: fare per credere. Così, attraverso il gioco, trovavo il coraggio di lanciarmi in avventure stile “Libro della Giungla” con mio fratello e i cuginetti. Il nostro aspetto quotidiano era proprio quello di 4 selvaggi: piedi nudi, mani nude, torso nudo. Armati solo di bastone, cerbottana e pistola finta si partiva in avanscoperta e si finiva sempre per infrattarsi fra i rovi della montagna. Ricordo nonno Toi ridere, raccomandare, incitare, annaspare di preoccupazione. Ricordo gli odori, l’adrenalina, i piedi neri, i graffi sui rovi.

Poi c’era l’orto, la semina e la raccolta di frutta: melanzane, zucchine, pomodori, more, prugne, fichi, susine; ceste stracolme da portare in cucina, alla nonna, aspettando il gong per andare a tavola (nient'altro che una vecchia padella da battere con un batacchio per farsi sentire il più lontano possibile; e, infatti, lo sentivamo più che bene!). Mi ricordo soprattutto le more: quelle nascoste fra i rovi, piccole e dolcissime; quelle appese ai rami del gelso, grandi e così succose da colarci come sangue fra le dita delle mani (dopo di che, ovviamente, scattava all'instante il gioco dello zoombie).
Ho imparato molto presto che nutrirsi di ciò che s'è seminato ha tutt'altro gusto.

Infine c’erano gli animali: mucche, capre, cani, topi, salamandre, vipere, scorzoni, falchi, insetti...
molti insetti (ragni, cervi volanti, maggiolini, grilli, cavallette, calabroni, vespe).
Oggi mi spaventano parecchio quando la sera, accecati dalla luce artificiale, mi si schiantano addosso ronzando. Una volta, però, c’era mio nonno e il suo: “Stai tranquilla Roberta, se non gli dai fastidio, loro non ne daranno a te". C'erano nidi di calabroni a pochi metri da me. Uccelli predatori a fischiare nel cielo. Lotte fra vedove nere, attirate fuori dalla tana con l'espediente del bastone intriso di saliva. 
Mantidi religiose che mi salivano sul braccio, mi giravano intorno al collo e con le loro zampine rachitiche mi pettinavano i capelli biondi. Conservo foto incredibili di quei musetti vispi e triangolari: testimonianze vivide della mia grande vittoria infantile sulle piccole paure. 
Ho imparato presto che la semplicità è molto complessa. Mai piatta. Conoscere e rispettare i ritmi della natura è una mappa per cercare l'ispirazione creativa

  • toccare con mano 
  • osservare
  • rischiare
  • espirare e inspirare per respirare 
  • adeguarsi al ritmo naturale delle cose

Ecco
Siamo giunti alla fine del primo post di quattro, che chiuderei degnamente con una frase di Karen Salmanshon: "Your words have great power. Use them to support&Inspire".

Concordi?
Secondo te l'ispirazione sopravvive nella memoria naturale?
Io t'aspetto qui per il capitolo 2: parleremo di curiositàmistero e magia.
Tre ingredienti fondamentali per la scrittura creativa.

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