Scrivere a mano: interazione tra corpo e mente

Scrivere è un gesto da capo sul collo. 
Un gesto in cui testa e testo si fondono in modo perfetto.
Facciamo un viaggio (inter)attivo tra emisferi e impronte... digitali.


Questo post nasce da un'idea di Irene Ferri, copywriter e autrice di Come si scrive.
"Ma dai, che ci fa lei qua?" - ti chiederai.

Tutto è partito qualche tempo fa da una semplice curiosità: "Cosa significa comunicare l'intenzione?". Argomentone che ha stimolato interazione e riflessione sulla scrittura a 360°.
Ecco l'input di Irene:

Ho notato una cosa: non si dà mai peso alla scrittura come gesto grafico; anche il modo in cui scriviamo letteralmente, in cui verghiamo ogni lettera in sé e in rapporto con le altre è espressione di noi [...] Mi piacerebbe trovare qualcuno che possa approfondire il rapporto tra scrittura come funzione neurologica e scrittura come forma di pensiero. Parte mentale e parte corporea s'integrano nella comunicazione come ponte da sé verso l'altro.

Wow!
Non ho saputo resistere all'amor di sapere; e il "qualcuno" che Irene cercava, l'ha trovato in se stessa. Non ci si poteva aspettare cosa diversa da una scrittrice contro-corrente, che in piena era 2.0 ha visto bene di partecipare a un Master triennale in grafolofia. Clap, clap, clap alla curiosa-mente.
Ti lascio, quindi, alla riflessione d'Irene e cedo volentieri il mio spazio.


Tre assiomi

1. Scrivere è un gesto del corpo e un frutto della mente.
Tra corpo e mente c'è un sottile patto d'interazione: inconscio, non dichiarato, a tratti sconosciuto.
Fin dai primi anni di vita impariamo a tatuare segni sul foglio per imitazione di un modello imposto; all'opposto, cerchiamo di formare un pensiero nostro attraverso processi mentali soggettivi e diversi. Una contraddizione tra corpo e mente ch'è solo apparente.

2. Scrivere è una forma di comunicazione umana.
Sentiamo il bisogno di rappresentare la realtà esperenziale con una serie di simboli che si fanno segnale. L'aspetto grafico della parola - grafema - diventa codice convenzionale tra chi esprime un pensiero e chi lo riceve. Coniugare gesto corporeo e frutto mentale significa stimolare la creatività e fare della scrittura una forma d'arte originale.

3. Scrivere significa pensare e agire contemporaneaMENTE.
Mentale è l'atto creativo di ordinare pensieri per raccontare storie, comunicare emozioni, stimolare risposte; corporeo è il gesto delle dita che corrono sul foglio per seguire il pensiero che scorre.


Due domande

1. Esiste un rapporto intimo tra gesto del corpo e frutto della mente?
2. L'unicità dello scrittore si riconosce nella sua grafia e/o nel modo di esprimersi?

Beh, diciamo che ogni essere umano è un mondo a sé: tu non pensi né ti comporti come me; e viceversa. Ognuno di noi ha un'individualità psichica che trapela dal modo di parlare, camminare, mangiare, dormire, tacere, giocare. E anche dal modo di scrivere
Non sarebbe un globo triste e grigio se tutte le opere umane fossero uguali?
E l'arte, in tal caso, esisterebbe? La sua unicità, a quel punto, non si metterebbe da parte?
Stesso ragionamento si fa sulla scrittura a manosegni grafici, che trasudano individualità.


Un esempio

Facciamo un esempio sulla personalità poliedrica del poeta/drammaturgo/scrittore Gabriele D'Annunzio.


Cosa diciamo di questa grafia?
Possiamo agire come esperti di grafologia e cercare di delineare il profilo psicologico del poeta.
La prima cosa che salta all'occhio è la ricerca della bellezza in ogni lettera. 

La bellezza in grafia non è l'ordine, sinonimo di appiattimento e mancanza di personalità; un "segno" è tanto più bello quanto più ritmico, armonico, soggettivo.

Il "ritmo" di queste lettere denota intuito, vivacità, immaginazione, creatività. E quanto D'Annunzio fosse versatile, lo sappiamo bene: prosa, drammaturgia, poesia, epistole, politica, narrativa; su tutto, quel velo di sensuale decadenza che distingue il suo stile.
Altro segno da (an)notare è la lettera "G" con le asole gonfie, sinonimo di forti pulsioni, inclinazione alla sessualità, attenzione alla sfera emotivo-affettiva. Inutile sottolineare che D'Annunzio riempiva opere e vita di sensualità - mai visitato il Vittoriale? - non solo nella narrazione, ma anche nel "disegno" dei personaggi e nello sviluppo della trama. Penso a "Il piacere", dove il vate indugia nel descrivere l'ambiente corrotto, malato e ozioso dell'aristocrazia.

Insomma, c'è una sostanziale corrispondenza tra corpo e mente nella grafia dell'autore.
Il dilatato senso estetico trapela nel gesto grafico; l'inquietudine della vita passa attraverso la scrittura come sintesi di cenno e pensiero. La mano destra, guidata dall'emisfero sinistro, cerca di stare al passo con il fluire dell'idea che sfocia dalla parte creativa della testa: quella destra.
Un incontro "testuale" (?) perfetto.


Il processo di scrittura 

Come avviene, dunque, questo processo di scrittura?
L'imputato principale in attesa di giudizio è il cervello: lui crea, organizza e articola le frasi. Basti sapere che, mentre pensiamo, muscoli delle dita e apparato fonatorio si contraggono come se fossimo in procinto di parlare e/o di scrivere. Trattasi di reazione istintiva.
Ecco, in breve, i punti salienti del processo corporeo BARRA mentale:

  1. la persona prova un'emozione [sensazione fisico/somatica]
  2. il cervello, attraverso il sistema deputato alla reazione emotiva (limbico), comunica le sensazioni alle aree del linguaggio e organizza il codice linguistico [rielaborazione del codice]
  3. la corteccia premotoria (area del linguaggio di Wernicke) si prepara alla risposta verbale BARRA scritta sul piano muscolare BARRA fonetico [riscaldamento fisiologico]
  4. il cervello fruga nell'archivio lessicale per selezionare le parole giuste tra quelle conosciute [ricerca negli "scaffali mentali"]
  5. la corteccia premotoria interviene per dare un occhio a grammatica e sintassi [controllo errori]
  6. la corteccia motoria (stimolata dall'area del linguaggio di Broca) dà l'input ai nervi per muovere i muscoli della mano [espressione finale]

Bello scoprire che il cervello funziona come un computer: il migliore in un commercio [di segni].


Conclusione

Scrivere significa tenere allenata la mente.
Chi scrive a mano - e continua a farlo - è più creativo di chi si limita al PC: nel gesto stesso, le aree sensoriali e motorie si coordinano e si attivano in modo più intenso. La massa cerebrale reagisce allo stimolo e... cresce creativa: tutte parole con la stessa radice.
Nell'impronta digitale, si celano situazioni, emozioni, personalità: la sinergia di corpo e mente è un miracolo di soggettività. Ognuno di noi è un microcosmo meraviglioso e compiuto, che lascia tracce distintive intorno a sé: il "segno" grafico diventa un messaggio che ci trasporta fuori da noi stessi per influenzare il mondo circostante.
La creatività espressa cambia e migliora la vita.


(Ap)punti personali

Il post di Irene mi ha fatto riflettere sul pericolo che corriamo se perdiamo l'abitudine di scrivere a mano.
Velocità, omologazione, scambi lampo tra persone: tutto questo sta uccidendo il nostro tempo; e il nostro spazio "mentale" non si riflette più nel "segno" come tale.
Al contrario gioisco quando leggo l'intervento di Luisa Carrada in "E la tastiera passa la mano"; non posso che concordare, poi, sulle infografiche asettiche, meccaniche e super-confusionarie del web. 

Se interessa approfondire, consiglio di leggere tutti i post dedicati all'argomento sul Mestiere di Scrivere; o di seguire professionisti illumina(n)ti come Luca Barcellona e Monica Dengo
Oltre a Irene Ferri, ovviamente, che ringrazio di cuore per essere stata con me.

La scrittura a mano connette gli emisferi cerebrali e aiuta a seminare impronte digitali.
Sopratutto le tue; che sono uniche e, quindi, originali.

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