Immaginazione, invenzione, manualità.
Indi, come sostiene lo stra-citato Bruno Munari, il bipede creativo "riesce a vedere ciò che immaginazione, invenzione e fantasia hanno pensato"; è una specie rara che plasma la realtà, elaborando e sperimentando ciò che già c'è in modo del tutto inaspettato [coppie creative].
tiro logica conclusione: la creatività vive nelle radici, perché nessuno è più creativo di un bambino.
E un bambino ha sempre l'intelligenza di sapersi divertire, lanciandosi in esperienze nuove; come quella, naturale, d'immaginare il gufo della Walt Disney dentro l'incavo di un ulivo circolare.
Lui può; io cerco di farlo ancora.
Ebbene io ti dico che mio nonno Toi era un grande inventore. In un certo senso era il suo lavoro, dato che faceva il chimico; ma aveva anche una grande dote manuale e inventava senza inveire.
... siamo arrivati alla fine del capitolo 3.
Ti consiglio d'ascoltare anche il frammento video: otto minuti circa d'originalità, umiltà, metodo, dedizione, ispirazione e tanta passione.
Io t'aspetto qui per il quarto capitolo del RobyCopyTelling dedicato alla mia estate: parleremo, finalmente, dell'amore innato per le parole.
Domande e risposte
Per me che scrivo, il complimento più bello è sentirmi dire che sono un tipo "tipo creativo".
Già, perché la mia passione è mettere la penna al servizio della comunicazione.
Ma cosa significa creatività?
Da dove deriva questa parola? Dove si trova? Come si stimola? E quali termini porta con sé?
Eh! Ci sarebbe da procurarsi un bel vocabolario d'italiano, una mappa del tesoro alla Stevenson e - non ultima - un'ottima ricetta da "portata". Ché la caccia al "segreto del successo creativo" è cosa affatto inconsueta per chi vive nell'ambiente letterario - in generale - e pubblicitario - in particolare.
C'è chi si sente Sherlock e indugia nell'input deduttivo, chi sfrutta il brainstorming massivo, chi s'accascia nel silenzio riflessivo. Io, semplicemente, consiglio di tornare bambino.
E ti racconto come nel terzo post del RobyCopyTelling dedicato alla mia estate.
My lesson number #3, ovvero quello in cui credo
Tornare, di nuovo, all'origine
Di nuovo o... all'uovo?
Picasso avrebbe acceso la seconda.
Perché il mio "ritorno alle origini" è inteso in senso lessicale e biologico.
Lessicale: creatività
Step 1 [Origine] - la parola deriva dal latino cerebrum (cervello)
Step 2 [Derivazione] - la radice *Kar si trova nei verbi creare, crescere, credere
Step 3 [Conclusione] - la creatività riguarda la crescita di qualcosa nel nostro cervello
Step 4 [Sinonimia e traslazione] - essere creativi significa:
- produrre qualcosa dal nulla
- plasmare, formare, forgiare
- concepire, comporre, costruire
- ideare, inventare
- far nascere qualcosa di nuovo da elementi preesistenti, attraverso l'immaginazione e la fantasia
Indi, come sostiene lo stra-citato Bruno Munari, il bipede creativo "riesce a vedere ciò che immaginazione, invenzione e fantasia hanno pensato"; è una specie rara che plasma la realtà, elaborando e sperimentando ciò che già c'è in modo del tutto inaspettato [coppie creative].
Biologico: crescita
Fatte le premesse sulla creatività come:
- crescita del cervello attraverso uno stimolo
- elaborazione della realtà attraverso immaginazione, fantasia, invenzione
- costruzione di novità attraverso sperimentazione e libera associazione
tiro logica conclusione: la creatività vive nelle radici, perché nessuno è più creativo di un bambino.
E un bambino ha sempre l'intelligenza di sapersi divertire, lanciandosi in esperienze nuove; come quella, naturale, d'immaginare il gufo della Walt Disney dentro l'incavo di un ulivo circolare.
Lui può; io cerco di farlo ancora.
Immaginazione
Una parola piena di senso e - per questo - molto difficile da definire.
Ma come non esiste pensiero senza azione, così non esiste sentiero senza immaginazione.
Tutti sappiamo cos'è un'immagine: la rappresentazione di un oggetto reale attraverso un mezzo artificiale. Il termine, infatti, deriva dal greco mimos (imitare).
Ma il bambino no.
Lui non comprende la differenza tra l'oggetto reale e quello iconico, tant'è che non riesce a disegnare.
Ma ha dalla sua parte un'arma potente: la capacità di elaborare/riprodurre immagini liberamente.
Una specie di maghetto, insomma, impegnato a creare cose dal nulla.
Non so se ci hai fatto caso: quando giochi con un bambino gli oggetti non esistono; li vede solo lui nella sua mente e li trasporta come se fossero reali. Ammetto che mi affascina molto la teoria secondo cui la parola "immaginazione" deriverebbe dall'espressione "in me mago agere". Molto è dire poco.
Io sono nata con un'immaginazione molto fertile - al limite della bugia, direi.
Mio nonno Toi aveva colto questa - pericolosa - dualità e mi allevava con il metodo "bastone/carota".
Certo con lui era facile immaginare la vita pulsare in luogo inusuale, perché aveva un'autentica abilità manuale. Non l'ho ereditata - purtroppo; ma la costruzione della storia, invece, sì: quella era tutta mia.
C'era la casetta del topolino nell'incavo dell'ulivo, con tanto di abitanti in creta, tavolini e scale.
E c'era anche la casetta bianca in scala reale, con tanto di porticina e divani in muratura.
Oggi resta poco del mio covo; il gatto Ulisse l'ha riciclato come tana - strano destino quello degli oggetti.
Eppure quando la guardo, immagino i bei tempi che furono: me, piccola, dentro la dimora delle bambole.
Ricordo la sensazione di sentirsi grande; e mi sforzo di visualizzare la scena.
Ho capito ben presto che ricordare è sentire qualcosa dentro; immaginare è riuscire a proiettarla fuori.
Poi c'erano le immagini nude e crude.
Quelle religiose si fondevano con ghigni animaleschi e proverbi latini posati tra oggetti... lillipuziani.
La vista mi turbava alquanto e m'incuriosiva altrettanto. Mi chiedevo perché ci dovesse essere qualcosa dopo la vita se qualcuno - uomo - aveva diritto di toglierla a qualcun altro - animale.
La vista mi turbava alquanto e m'incuriosiva altrettanto. Mi chiedevo perché ci dovesse essere qualcosa dopo la vita se qualcuno - uomo - aveva diritto di toglierla a qualcun altro - animale.
Immaginavo ci fosse un motivo, ma faticavo a figurarlo nella mente; allora creavo mondi paralleli, dove uomini e animali vivevano in pace per buona concessione del più buono di tutti: quel signore barbuto che aveva pagato il fio sulla croce. Tutte le sere entravo in camera del nonno Toi per salutarlo - quello strano signore - ma mi toccava riprodurre il segno del suo patibolo. Insomma perché dovevo farlo? Perché immaginarmi ogni sera le sue terribili sofferenze?
Ho capito ben presto che la dote creativa va di pari passo con la capacità d'immedesimazione; e non sempre possederla innata è una grande fortuna.
Invenzione
Invenzione
L'inventore ha la mia totale ammirazione per tre buoni motivi:
- arriva sempre per primo
- dà forma a cose fino ad allora sconosciute
- associa la capacità mentale a quella manuale
Ebbene io ti dico che mio nonno Toi era un grande inventore. In un certo senso era il suo lavoro, dato che faceva il chimico; ma aveva anche una grande dote manuale e inventava senza inveire.
Ora io sono nata con un cervello attivo e un fisico passivo - solita dualità; ma mi divertivo tantissimo a costruire le cose con il nonno e i miei cuginetti: scritte colorate su grandi fogli per l'arrivo dei papà, topolini di cera, altalene, statue religiose, nidi per gli uccelli. Rimanevo affascinata dall'uso che Toi faceva delle mani per creare oggetti, incisioni, edicole religiose, scale e maschere grottesche.
E un po' mi deprimevo, perché le mie non riuscivano a produrre nulla di creativo.
In compenso sperimentavo, viaggiavo a cento all'ora (mezza cit.) con la testa rossa [di passione], lasciavo sui muri affettuose incisioni e inventavo tragedie fiabesche in prosceni teatrali.
In compenso sperimentavo, viaggiavo a cento all'ora (mezza cit.) con la testa rossa [di passione], lasciavo sui muri affettuose incisioni e inventavo tragedie fiabesche in prosceni teatrali.
Ho capito ben presto che, togliendosi la maschera, si può inventare a livello teorico e/o manuale.
Io sono sempre stata nella prima categoria, cosa che - unita alla propensione innata per la comunicazione e la grafìa - fa di me quello che sono oggi: una schietta scribacchina in bianco nero, che ogni tanto s'infiamma di fantasia, creatività e immaginazione.
Quindi...
... siamo arrivati alla fine del capitolo 3.
Spero di averti spinto a cercare il bambino ch'è in te.
Quel bambino, con il suo cervello "Scottex" iper-attivo e con la capacità di "costruire" tutto dal nulla può aiutarti a sviluppare creatività e pensiero laterale.
Voglio chiudere il cerchio citando una lezione di Bruno Munari presso l'Università di Venezia nel 1992:
Quel bambino, con il suo cervello "Scottex" iper-attivo e con la capacità di "costruire" tutto dal nulla può aiutarti a sviluppare creatività e pensiero laterale.
Voglio chiudere il cerchio citando una lezione di Bruno Munari presso l'Università di Venezia nel 1992:
"Allenare la creatività significa sperimentare. La creatività opera nella memoria come la fantasia e l’invenzione: più dati ci sono, più si possono fare collegamenti […] io mi preoccupo sempre che un giocattolo possa essere manipolato dal bambino, non solo bello da guardare".
Ti consiglio d'ascoltare anche il frammento video: otto minuti circa d'originalità, umiltà, metodo, dedizione, ispirazione e tanta passione.
Ora tocca a te.
Dimmi: apprezzi il fanciullino ch'è in te?
E, soprattutto, riesci ancora a dargli retta?
E, soprattutto, riesci ancora a dargli retta?
Io t'aspetto qui per il quarto capitolo del RobyCopyTelling dedicato alla mia estate: parleremo, finalmente, dell'amore innato per le parole.
Nessun commento:
Posta un commento