Scrivere sul blog: la paranoia del post (già) scriptum

Essere blogger significa scrivere post sul blog.
Concetto scontato come il prezzo... del sacrificio.
Perché non c'è solo la paranoia di sapere cosa devi dire, quando e come: c'è anche quella del post (già) scriptum. Brutta bestia. 
Sono sicura che la conosci anche tu.
Leggi più giù.



Avere un blog è un duro lavoro e non è detto che qualcuno lo debba pur fare (mezza cit.)
Più che di lavoro, infatti, voglio parlare di "passione che prende forma... piramidale".
Quella ideale si legge dall'alto verso il basso - e viceversO.
Io l'ho pensata in termini generali di pianificazione a priori: tu girala come vuoi, tanto caschi sempre tra punta e piedi.



Come vedi, ci sono 5 dabliu + 1 e un altro po' di cosette da tenere ben strette: scelta delle parole, tono di voce, mezzo, piattaforme, layout, piano editoriale, target e chiarezza sul fine.

Ma le parole magiche sono tre: coerenza, sostanza e motore - in senso fisico, metaforico e mitologico barra googoliano [perché Google, si sa, è mastodontico come Golia].

Indi cominci a postare (ossimoro neo-logico) e tutto prende forma.
Le fasi sono due:


1. Stesura

  • scegli il titolo, magari buttandoci dentro qualche parolina chiave
  • scali l'argomento, magari tenendo presente la regola piramidale
  • chiudi con una call to action, magari invitando il lettore all'azione o al commento
  • aggiungi qualche link, magari cambiando le parole, facendo attenzione a coerenza/posizione e non esagerando con la frequenza
  • compili permalink e meta-description, magari ripetendo le parole del titolo e/o giocando sui loro sinonimi


2. Revisione

  • rileggi il contenuto, facendo attenzione ai refusi
  • rileggi il contenuto, facendo attenzione alla forma
  • rileggi il contenuto, facendo attenzione alla distribuzione dei grassetti
  • rileggi il contenuto, facendo attenzione al corretto funzionamento dei link
  • rileggi il contenuto, facendo attenzione a paragrafi, titolielenchi puntati


In.somma finisci di post-are recitando il contenuto a memoria, manco fosse 'na poesia di Leopardi. Perché tu lo sai: repetita tibi iuvant; e se hai scritto un post-poesia, il lettore ti premierà all'Infinito.


Ma non è (solo) questo il punto.
Avere un blog significa anche entrare in conflittum col post (già) scriptum.
Hai capito cosa intendo, e sei afflitto; lo so.
Ma io t'affitto un post.icino di buon senso: leggi ancora un po'.

Il blog è una creatura vivente e - in quanto tale - non finisce mai di crescere.
Tu l'ami così tanto che vorresti fotografare ogni momento della sua vita con istinto quasi genitoriale. 
All'inizio i post sono "un-due-tre" e hanno tutti il loro maialino perché - se l'hai capita (ab)battimi in un colpo. Ma con il passare del tempo il volume delle sacrificate scritture quadruplica (?); e tu con loro, perché i post sembrano scritti dai quattro evangelist(i).

"Io ho detto ciò? 
I-o
I-o
I-o
Ma che sentono le mie orecchie?
Mio Dio, che refuso gigante: sono il re dei fusi!"

E sull'ultima esclamazione capisci che non stai ragliando il verbo; e che no, non sei posseduto dagli spiriti dei quattro evangelisti. Purtroppo [Oh].

Succede quando ti metti a scorrazzare tra le categorie del tuo bimbo/blog ormai adolescente.
Hai deciso che vuoi condividere un post (già) scriptum, che non aveva riscosso degna attenzione.
Lo cerchi. Lo trovi. Lo ri-leggi. E disconosci in un attimo la sua paternità.
Lo stupore raddoppia quando pensi che, prima di pubblicarlo, hai passato in rassegna tutti i punti degli elenchi 1 e 2 - nessuno escluso; e quadruplica, quando lasci orfano un post (già) scriptum che aveva riscosso un certo successo.

"Cosa vedono i miei poveri occhi?
Tutto sbagliato. Tutto da rifare.
Ma come hanno fatto i lettori a condividere 'sto post-accio in tutti i posti(punto)t?

Eterna riconoscenza a loro, ma tu proprio non ti (ci) vedi più.

A me succede sempre.
Faccio outing e lo confesso: sono affetta da depressione post-scriptum.
E vivo un parto continuo.
Ogni volta tocca scivolare nella terza fase, quella non prevista: la post revisione del post.

Sia chiaro: il tag del titolo non lo puoi toccare; il permalink nemmeno.
Su tutto il resto si può lavorare.

Ma stai sicuro che dopo un annetto, quando tornerai a casaccio nella lettura del post-accio, dirai esterefatto: "Qui non mi piaccio affatto".
Un po' come succede agli attori di successo, che guardano i film passati con un ciglio di ribrezzo.

Poco male: quello con l'arte è un rapporto conflittuale. Il concetto stesso di "stile" è sinonimo di taglio, cucitura, rifinitura; soprattutto è un concetto fatto su misura.
Si cresce, s'impara, si cambia; insieme a noi, l'amata creatura.

Scrivere sul blog significa avere una buona dose di autocritica.
L'importante è non esagerare e sapersi accettare.
Infondo, il post (già) scriptum è una traccia del giovane te: una fotografia da custodire nel cassetto come un ricordo prezioso; una testimonianza di crescita umana e professionale.

Io torno nei post(i) già scritti.
E ti confido un segreto da blogger malata/volume uno: stampo sempre le versioni precedenti; arrivo a custodirne tante quante sono le revisioni, tutte ben datate e ri-post(e?) con cura nel copy-quaderno. Appena ho un attimo di tempo, vado, riapro, leggo: mi strappano un sorriso comprensivo quasi fossi una mamma davanti al suo bambino.

Capitano anche a te questi momenti "re(m)"?
E dimmi un po': come te la cavi con la crescita del tuo bimbo/post?


Approfondimenti:
Good save headline, sulla scelta del titolo
La piramide rovesciata, spiegazione in pillole 
Un link è un Link, dal blog di Luisa Carrada

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