Siamo fatti di carne.
Siamo fatti di pelle.
Siamo fatti di ossa.
Siamo fatti d'emozione, sensazione e pensiero.
Siamo fatti di parole concrete e di parole astratte.
E "chi sa d'essere profondo, si sforza d'essere chiaro".
Niezsche aveva ragione.
Ciò che distingue la comunicazione umana da quella animale è la capacità di rendere concreto l'astratto, superficiale il profondo, dialogato il pensato. Viviamo sospesi tra cielo e terra, verbo e immagine, reale e virtuale. Comunicare vuol dire scendere nel profondo per riuscire a elevarsi; sporcarsi le mani per uscire puliti; vivere il reale per spiegare l'astratto.
Convivono dentro di noi due sfere con un solo fine: la relazione attraverso gesti e parole.
La comunicazione analogica - non verbale - trasforma immagini, suoni e azioni in espressione.
La comunicazione digitale - verbale - traduce parole e codici in significato.
Poi ci sono le parole.
Quelle concrete fatte di carne, ossa e sangue: indicano qualcosa di tangibile, percettibile, vero.
Qualcosa che esiste e si può toccare con mano.
[Casa, moto, bambino].
E quelle astratte fatte di sensi, aria, emozione: indicano qualcosa d'immateriale, verosimile, incorporeo.
Qualcosa ch'esiste solo in forma di nozione e non si può toccare con mano.
[Dimora, veicolo, infanzia].
Come spiegare l'apparente contraddizione?
Perché scegliere i mezzi per farci capire bene non è solo mera questione sintattica.
Astratto e concreto; concreto e astratto.
La lingua italiana evolve: parole concrete diventano astratte e viceversa.
Qualche esempio?
Iponimi e Iperonimi = contenitore e contenuto
La lingua italiana è piena di sorprese, come la differenza tra iponimi e iperonimi.
Fanno parte del primo gruppo termini precisi e concreti - mela, pera, banana; fanno parte del secondo parole generiche e astratte - frutta. Le seconde contengono i primi e la confusione può andare a scapito di chiarezza e precisione.
Web-writing: leggerezza e completezza
La lingua italiana è difficile. Per scrivere in modo creativo bisogna scavare nel profondo, ma anche essere chiari come la superficie. Usare parole astratte non significa avere un tono aulico, autorevole e professionale; anzi, si rischia di sfociare nell'ambiguità del contenitore vuoto e banale: più il testo è preciso, più dettagli forniamo a chi legge. Lo scrittore deve calarsi nei panni di un avvocato: stimolare l'immaginazione della platea per trascinarla nella realtà del... reato. E il testo concreto - paradossale - è più leggero di quello astratto. Sono le parole comuni che descrivono, focalizzano e rendono visibile un concetto; e sono sempre le parole comuni quelle che i lettori cercano sui motori.
La domanda da porsi è: "cosa digiterà il nostro target/platea"?
"Evento fieristico a Padova" o "fiera a Padova"?
"Strumento elettronico per la scuola" o "registro elettronico"?
Stesso ragionamento vale per link, titoli, pay-off.
Per scrivere un buon testo si deve entrare nei panni del pubblico, mescolare astratto e concreto, fornire dettagli precisi.
Metafore, similitudini e luoghi comuni
La lingua italiana esprime l'insostenibile leggerezza dell'essere (umano) con metafore, similitudini e luoghi comuni. Eccone alcuni:
Inutile sottolineare come queste non siano capibili dal browser: indi, andarci leggeri con l'insostenibile leggerezza dell'essere. Siamo esseri umani [ma solo noi].
Parla come vivi
"Chi sa d'essere profondo, si sforza d'essere chiaro", diceva il filosofo Friedrich Nietzsche.
Scendere nel concreto per esprimere l'astratto; esprimere l'astratto, scendendo nel concreto.
L'essere umano è destinato a rimanere sospeso tra corpo e anima, verbo e pensiero, sogno e realtà.
Percorriamo su e giù la scala dell'astrazione per adeguare il sogno alle parole.
Tra l'eterna necessità d'essere compresi e la quotidiana voglia di farsi comprendere.
Luisa Carrada - Lavoro, dunque scrivo, Zanichelli 2013 - pp. 206, 210.
Visual:
Diego Gravinese per simonedoinel.tumblr.com
Siamo fatti di pelle.
Siamo fatti di ossa.
Siamo fatti d'emozione, sensazione e pensiero.
Siamo fatti di parole concrete e di parole astratte.
E "chi sa d'essere profondo, si sforza d'essere chiaro".
Niezsche aveva ragione.
Ciò che distingue la comunicazione umana da quella animale è la capacità di rendere concreto l'astratto, superficiale il profondo, dialogato il pensato. Viviamo sospesi tra cielo e terra, verbo e immagine, reale e virtuale. Comunicare vuol dire scendere nel profondo per riuscire a elevarsi; sporcarsi le mani per uscire puliti; vivere il reale per spiegare l'astratto.
Convivono dentro di noi due sfere con un solo fine: la relazione attraverso gesti e parole.
La comunicazione analogica - non verbale - trasforma immagini, suoni e azioni in espressione.
La comunicazione digitale - verbale - traduce parole e codici in significato.
Poi ci sono le parole.
Quelle concrete fatte di carne, ossa e sangue: indicano qualcosa di tangibile, percettibile, vero.
Qualcosa che esiste e si può toccare con mano.
[Casa, moto, bambino].
E quelle astratte fatte di sensi, aria, emozione: indicano qualcosa d'immateriale, verosimile, incorporeo.
Qualcosa ch'esiste solo in forma di nozione e non si può toccare con mano.
[Dimora, veicolo, infanzia].
Come spiegare l'apparente contraddizione?
Perché scegliere i mezzi per farci capire bene non è solo mera questione sintattica.
Astratto e concreto; concreto e astratto.
La lingua italiana evolve: parole concrete diventano astratte e viceversa.
Qualche esempio?
- "Pensare" deriva dal latino concreto pesare, ma si usa anche in senso astratto e metaforico: non diciamo forse “pesare i pro e i contro”?
- "Capire" deriva dal latino capere - prendere, contenere, accogliere: è astratto quando la mente accoglie un concetto; è concreto quando indica una misura [capienza di un locale].
- "Riflettere" deriva dal'omonimo latino e significa "piegarsi su se stesso": è astratto quando riguarda il pensiero; concreto quando si riferisce a un riflesso fisco.
Iponimi e Iperonimi = contenitore e contenuto
La lingua italiana è piena di sorprese, come la differenza tra iponimi e iperonimi.
Fanno parte del primo gruppo termini precisi e concreti - mela, pera, banana; fanno parte del secondo parole generiche e astratte - frutta. Le seconde contengono i primi e la confusione può andare a scapito di chiarezza e precisione.
Web-writing: leggerezza e completezza
La lingua italiana è difficile. Per scrivere in modo creativo bisogna scavare nel profondo, ma anche essere chiari come la superficie. Usare parole astratte non significa avere un tono aulico, autorevole e professionale; anzi, si rischia di sfociare nell'ambiguità del contenitore vuoto e banale: più il testo è preciso, più dettagli forniamo a chi legge. Lo scrittore deve calarsi nei panni di un avvocato: stimolare l'immaginazione della platea per trascinarla nella realtà del... reato. E il testo concreto - paradossale - è più leggero di quello astratto. Sono le parole comuni che descrivono, focalizzano e rendono visibile un concetto; e sono sempre le parole comuni quelle che i lettori cercano sui motori.
La domanda da porsi è: "cosa digiterà il nostro target/platea"?
"Evento fieristico a Padova" o "fiera a Padova"?
"Strumento elettronico per la scuola" o "registro elettronico"?
Stesso ragionamento vale per link, titoli, pay-off.
Per scrivere un buon testo si deve entrare nei panni del pubblico, mescolare astratto e concreto, fornire dettagli precisi.
Metafore, similitudini e luoghi comuni
La lingua italiana esprime l'insostenibile leggerezza dell'essere (umano) con metafore, similitudini e luoghi comuni. Eccone alcuni:
- meglio stare con i piedi per terra
- hai la testa fra le nuvole
- s'è risolto tutto in una bolla di sapone
- ti dai troppe arie
- se non si risolve, butto tutto all'aria
- ti sei rannuvolato
- vola basso (o voli troppo alto)
- stai parlando d'aria
- sono talmente felice, che cammino tre metri da terra
- stavolta vado con i piedi di piombo
- volevo nascondermi sotto-terra
- sono sprofondato negli abissi della riflessione
- sei proprio raso terra
- ecc.
Inutile sottolineare come queste non siano capibili dal browser: indi, andarci leggeri con l'insostenibile leggerezza dell'essere. Siamo esseri umani [ma solo noi].
Parla come vivi
"Chi sa d'essere profondo, si sforza d'essere chiaro", diceva il filosofo Friedrich Nietzsche.
Scendere nel concreto per esprimere l'astratto; esprimere l'astratto, scendendo nel concreto.
L'essere umano è destinato a rimanere sospeso tra corpo e anima, verbo e pensiero, sogno e realtà.
Percorriamo su e giù la scala dell'astrazione per adeguare il sogno alle parole.
Tra l'eterna necessità d'essere compresi e la quotidiana voglia di farsi comprendere.
Approfondimenti:
Scegli le parole giuste , di Gerry McGovern
Iponimo e Iperonimo, Treccani
Fonti:
linguista.bloautore.repubblica.itLuisa Carrada - Lavoro, dunque scrivo, Zanichelli 2013 - pp. 206, 210.
Visual:
Diego Gravinese per simonedoinel.tumblr.com
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