7 consigli utili per usare il verbo nell'era 2.0

È il motore della frase.
Grazie a lui il soggetto esiste, agisce, si definisce. 
Ma quanto è cambiato il verbo nell'era del web 2.0?


"In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio. E Dio era il Verbo".
Questo incipit del Vangelo di San Giovanni. Non voglio essere blasfema, ma quale frase sottolinea meglio l'importanza del verbo nella diffusione della parola?
In latino, i due termini diventano uno: verbum, che significa parola, ragionamento e... saggezza.

Dall'anno 0 al 2.0
Oggi con l'aggettivo "verbale" s'intende una comunicazione basata sulla parola; ma quella scritta non esiste senza verbo, parte variabile del discorso con 3 funzioni principali:
  • definire l'esistenza o lo stato del soggetto
  • indicare un'azione che il soggetto compie o subisce
  • mettere in relazione il soggetto con il predicato nominale
Non solo.
Il verbo è molto "umano": cambia con la persona, con il modo, con il tempo e... con gli anni.
Il web writing moderno limita la sua funzione a sei regole basilari. Quali?
#1 - Headline

Mettere il verbo nel titolo è un comandamento del giornalismo: le eccezioni sono poche.
La scelta nasce dall'esigenza di definire: chi è il soggetto? Che azione svolge? Come si esprime?
Il web è meno rigido: sono tanti i titoli che funzionano senza "agire": emozione, giochi di parole numeri e domande sono ottimi sostituti.
#2 - Catene

Il verbo è uno strumento potente, che esprime concetti senza bisogno di sostantivi.
Creare catene di verbi consequenziali è un buon esercizio di scrittura creativa.
Ecco un esempio con l'infinito.
  • Amare, baciare, sposare
  • Giocare, rompere, ingessare
  • Votare, arrabbiarsi, rinunciare
  • Ascoltare, capire, parlare
Non ci sono sostantivi, ma lo svolgimento temporale dei fatti è chiaro.
#3 - Tempo

Il tempo del verbo colloca l'azione nell'asse cronologico e risponde alla domanda: quand'è successo?
La comunicazione digitale - veloce e intuitiva - vive nel presente e tollera il passato prossimo; quello remoto, con la sua coniugazione ostica, è obsoleto. Altrettanto importante è usare locuzioni verbali semplici: meglio "cucinare" di "voler cucinare" o "mettersi a cucinare".
#4 - Modo
Il modo del verbo, lo dice la parola stessa, definisce l'atteggiamento che un soggetto instaura con il proprio interlocutore e, di conseguenza, con la comunicazione.
Avere dei "modi sbagliati" significa fallire/fallare un rapporto social(e); come succede nella vita.
Il web racconta fatti reali, ama discutere sulla loro veridicità, pone dubbi, orienta le azioni del lettore con un comando, un'esortazione: per questo predilige l'indicativo, accetta il condizionale e sfrutta l'imperativo.
Aggiungo alla lista, l'infinito:

  • è leggero (non appesantisce il testo)
  • ha valore di verbo e di sostantivo
  • è impersonale
  • è duttile
  • dona chiarezza e dinamismo al testo
  • invita all'azione
  • è povero di valori grammaticali propri e si adatta bene al contesto

#5 - Persona

La persona del verbo definisce il soggetto che compie l'azione: io, tu, egli/ella, noi, voi o... essi?
Il web comunica in modo diretto, mira al rapporto esclusivo, usa un tono colloquiale.
L' io&te è sinonimo di fiducia; ma dipende sempre da cosa si dice e perché.
Testi promozionali, siti web, brief e annunci stampa potrebbero optare per un tono più distaccato e impersonale; oppure per un coinvolgimento di massa, che richiede l'uso del "noi".
E che dire della battaglia sul "lei"? Purtroppo ci sono casi in cui la forma va rispettata: dipende dal rapporto con l'interlocutore e dal suo modo di porsi.

#6 - Costruzione

La scelta del verbo dipende dalla costruzione della frase, modo in cui le proposizioni si legano tra loro. 
Il web ama il periodo "paratattico", basato sull'accostamento di frasi principali e/o coordinate.
È raro l'uso di verbi con modi e tempi "ostici": uno fra tutti il congiuntivo.
Ciò non significa evitare di conoscerlo.
#7 - Forma

La forma del verbo esprime come il soggetto compie l'azione: è protagonista o vittima?
Nel primo caso si parla di "forma attiva"; nel secondo di "forma passiva".
Il web è popolato di esploratori, che amano schierarsi in prima linea e mettere la faccia su quello che dicono. Usare la forma attiva significa essere più diretti e incisivi. Ne consegue che passività uguale pesantezza del testo, insicurezza e negatività: semplice, come la logica conclusione.

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11 commenti:

  1. Gran bel post. Sottoscrivo tutto.
    Sottolineerei che il congiuntivo va usato quando serve!

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  2. Certo Giovy, va usato anche quello.
    Diciamo che pochi lo azzeccano e che forse è il verbo più difficile da coniugare.
    Il web preferisce la coniugazione "paratattica" con poche subordinate.
    Ma ciò non significa che non bisogna conoscerle...
    Grazie mille ancora!

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    1. Ben detto "...ma ciò non significa che non bisogna conoscerle..." :)

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    2. Hai visto Giovy, mi hai ispirato il consiglio numero #5.
      Ostico il congiuntivo, ma io lo adoro.
      Sarò antica, che vuoi che ti dica.
      Grazie per l'input e il tuo contributo!

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    3. Allora siamo in due ad essere all'antica! :)

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    4. Sono contenta, che non sono sola e che sono molto ben accompagnata!
      Si parla tanto di semplificazione... come se fosse semplice semplificare, senza conoscere.
      O no? :-)

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  3. Se i professori di Italiano spiegassero bene l'uso dei verbi come hai fatto tu,gli studenti scriverebbero tutti temi da nove. Ma non lo fanno,putroppo. Faro'leggere il tuo post a mio nipote di 15 anni,cosi impara qualcosa!ciao
    Sara

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  4. Grazie mille Sara.
    Non ti nego che vedo il mio futuro nella formazione linguistica.
    Credo che prima d'imparare le tecniche di scrittura per il web o per la carta, sia necessario conoscere la lingua italiana.
    Per questo il tuo commento mi riempie di stimolo.
    Grazie mille davvero!

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  5. Ti avrei voluto come prof! Stupendo... sì io sono stata convinta da questo post!

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  6. Grazie Rosa!
    Magari prima o poi prof ci divento... ci stiamo lavorando!
    :-)

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