Come si scrive va? Tu vai, dove ti porta andare

Le strade della grammatica sono finite: esistono indicazioni precise per evitare gli incidenti di percorso. 
Eppure quando parti per una nuova avventura di penna, ti trovi al solito bivio: quell'accento sul "va" ci va o non ci va?
E con l'apostrofo che si fa? 


Percorso accidentato
Per scoprire dove ti porta "andare", devi intraprendere un percorso intransitivo e irregolare.
Intransitivo, perchè il verbo esprime un'azione che non passa dal soggetto al complemento oggetto.
Irregolare, perchè nella coniugazione della I, II, III persona singolare e della VI plurale la radice tematica subisce un mutamento: and- diventa va-.
Vale la pena di fare un veloce ripassino del presente indicativo.
Inserisci la retro, torna indietro e tira il freno con la mano: una bella sosta "rinfrescante" fa sempre bene alla memoria (e non fa perdere la bussola).

I - Io vado
II - Tu vai.
III - Egli va.
IV - Noi andiamo.
V - Voi andate.
VI - Essi vanno.

Ti sembra corretta la declinazione? 
Aggiungeresti/toglieresti qualcosa che manca o che è superfluo?


Ostacolo in rosso
L'ostacolo che t'impedisce di proseguire il percorso di penna è la persona sottolineata in blu: la terza singolare.
Come si scrive "va"?
Serve l'accento?
Oppure è meglio metterci un bell'apostrofo?
Rispondiamo punto per punto.


#1 - La strada giusta
Nell'indicativo presente (III persona singolare), "va" si scrive senza accento e senza apostrofo.
Senza accento, perchè non fa parte delle quindici parole monosillabiche, che ce l'hanno per evitare di confonderle con termini graficamente identici (vedi tabella).
Senza apostrofo, perchè non si tratta di una parola tronca.


#2 - La strada sbagliata
Nella lingua italiana non esistono casi o coniugazioni, in cui l'indicativo "va" si scrive con l'accento.
Leggi pure: non farlo mai, perchè è un errore da penna viola.


#3 - La strada alternativa
Nella lingua italiana esiste un caso in cui "va" si scrive con l'apostrofo: l'imperativo presente, II persona singolare.
I passaggi sono 4:

1. vai tu = forma verbale completa; 
2. va(i) = caduta della vocale "i";
3. va° = lacrimuccia per la perdita della vocale "smilza";
4. va' = apostrofo al posto della lacrimuccia.

Questa valle di lacrime, però, fa una piega. L'italiano prevede l'uso dell'apostrofo solo nei casi di elisionementre l'imperativo del verbo "andare" è un troncamento.
Che significa?
E quell'apostrofo sul "va"... ci va o non ci va?


L'eccezione che conferma la regola
Spieghiamo subito la piega del mistero (?)
L'imperativo (II persona sing.) di "andare" ha l'apostrofo per due motivi:
1. le sue origini; in latino, infatti, la forma corrispondente era vade, per cui il troncamento del verbo non indica la caduta della singola vocale, ma di mezza parola;
2. la necessità di distinguere l'imperativo dall'omografo indicativo presente (quel va senza apostrofo e senza accento, di cui abbiamo parlato all'inizio); necessità che rimane tale, anche se i due verbi si riferiscono in effetti a persone diverse (seconda e terza).


Lo sapevi?
"Andare" non è un'eccezione eccezionale (?).
Ci sono altri due verbi che si comportano esattamente come lui: fare e stare.

Egli sta  - egli fa
Sta' tu - fa' tu

Poi ci sono altri elementi, che hanno un comportamento simile (non identico).
"Dare", ad esempio, è un verbo più ingordo di quel che si crede: rinuncia al prefisso "an-" (è pessima lo so), ma vuole sia l'apostrofo nella forma imperativa che l'accento in quella indicativa.
Il rischio è di confondere la forma verbale "dà" con la preposizione di moto "da" luogo.

Egli - indicativo.
Da' tu - imperativo.

Attenzione! 
Quando l'indicativo presente di "dare" è coniugato alla prima persona singolare non vuole l' accento. Stessa cosa vale per "stare".

Io do.
Io sto.

Se tanto mi tanto, chissà cosa pretende il verbo "avere"...


Riflessione fra me e me (insieme a te)
Le persone da "mandare" in quel posto sono davvero tante: milioni e milioni (di c....oni).
Scusa l'espressione; ma questa esortazione ad "andare" prima o poi tocca a tutti.
L'importante è farlo sempre con stile, forma e modi giusti; perchè andare a fan c..o è più complesso di quel che sembra.
I passaggi di coniazione linguistica dell'espressione sono addirittura sei:

1. vai a fare in culo = espressione originale.
2. va(i) a fare in culo = perdita della vocale "i";
3. va' a fare in culo = aggiunta dell'apostrofo;
4. va' a fa(re) (i)n culo = troncamento di "fare" e "in";
5. va' a fan culo = contrazione delle due parole troncate in "fan";
6. va' (a) fan culo = eliminazione della preposizione "a";
7. vaffanculo = contrazione di "va" più "fan" più "culo", con raddoppiamento della consonante "f".

Insomma, il well-come in quel posto è roba da letterati.
Cosa credevi?


Immagine:
kuvaton.com
Testi:
Wikipedia.com
accademiadellacrusca.it
grammaticaitaliana.eu

3 commenti:

  1. Interessante esposizione sugli accenti, che molti sbagliano, ma anche in altri verbi.

    La riflessione finale è una specie di ciliegina sulla torta :)

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  2. Eh eh eh Dani... con questo caldo mentre lo scrivevo mi veniva da dirlo e allora ho pensato "Oibò, c'è sempre il va di mezzo".

    :-)

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  3. Si ci sono tanti verbi in cui si sbaglia l'accento... ma beccherò anche quelli...

    Ci dò che ci dò che ci dò... ops... mi sa che qui l'accento non ci andava!

    :-)
    :-)
    :-)

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