Twitter è il social network più (ri)chiesto.
Come si usa? Come funziona? E l'hashtag che senso ha?
"Niente di nuovo sotto il sole" è il ragionamento più adatto al primo elemento.
Comunicare.
Sono due verbi che ricordano qualcosa?
Quando scrivi, rispondi a queste 5 domande e darai una notizia completa in brevissimo tempo; quello che nemmeno le aziende hanno più, tanto meno in un'epoca accelerata come questa.
Ebbene social network e web 2.0 hanno ucciso il centenario documento; un po' quello ch'è successo a Spiderman, quando ha finito d'arrampicarsi sugli specchi.
Forse invece d'andate a un funerale tocca riesumare.
Socrate colpisce ancora: capire chi sei viene prima di tutto; perché una volta che l'hai capito sei a cavallo, nel senso che compri un calesse e porti il follower dove vuoi tu.
Premessa:
Va da sé che gli elementi importanti sono sempre cinque:
Diretta conseguenza:
Questo lo sai solo tu.
La questione del "che cosa" riguarda anche il famigerato retweet.
Pure qui le teorie si sprecano e finisce che Socrate ci fa un baffo con la barba - che aveva tra l'altro.
Domanda stupida dici?
Le ragioni sono tante... milioni di milioni; e - neanche a dirlo - ognuno ha le sue.
E perché no?
La questione del "come" è soprattutto linguistica.
Sul contenuto:
Sull'hashtag:
Sulla menzione:
Insomma... fai rete e avviluppati per bene.
Conclusione
In questo social-viaggio moderno ci portiamo qualcosa dal passato: le regole base del comunicato stampa sono utili anche per la scrittura sul web e su Twitter. In futuro dedicherò un post al redivivo documento per capire meglio da dove proviene e com'è cambiato negli anni; e un altro post al riassunto come tecnica per comunicare bene in digitale.
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Forse il problema è a monte.
Forse prima c'è da capire come si scrive.
Su Twitter, ovviamente; e dove se no?
Il problema di Twitter è capire come si usa Twitter.
Paradosso dei paradossi, che si trasforma in dosso da rompersi... gli ossi.
Le ragioni sono più d'una, ma il podio se lo contendono in due:
- gli striminziti 140 caratteri, compreso hashtag e nickname
- l'esistenza di hashtag, retweet e menzione
"Niente di nuovo sotto il sole" è il ragionamento più adatto al primo elemento.
140 caratteri sono davvero pochi, diciamolo; ma tant'è devono bastare per comunicare.
Comunicare.
Bastare.
Sono due verbi che ricordano qualcosa?
Tipo, che so, un documento che ha compiuto cent'anni nel 2006 e che dicono morto da almeno sei?
Sì, proprio quello: il buon vecchio comunicato stampa, che ancora campa e ha tanto da insegnare.
Il secondo termine svela l'origine e il ruolo del nome.
Sì, perché un tempo tutte le notizie passavano dalla carta stampata. E i giornalisti - si sa - sono persone impegnate [altro paradosso: chi scrive per mangiare non ha tempo di mangiare per scrivere].
Ecco allora che arriva la soluzione: il comunicato stampa con le sue 5 dabliu + uno:
- who - chi?
- what - cosa?
- when - quando?
- where - dove?
- why - perché?
- how - come?
Quando scrivi, rispondi a queste 5 domande e darai una notizia completa in brevissimo tempo; quello che nemmeno le aziende hanno più, tanto meno in un'epoca accelerata come questa.
Ebbene social network e web 2.0 hanno ucciso il centenario documento; un po' quello ch'è successo a Spiderman, quando ha finito d'arrampicarsi sugli specchi.
Almeno così dicono. Ma ne siamo proprio certi?
Cos'è la regola della piramide rovesciata se non la risposta alle 5 W nelle prime righe del post? E cos'è Twitter se non la diffusione di notizie con approfondimento in link e hashtag per l'argomento?
Forse invece d'andate a un funerale tocca riesumare.
Forse seguire il metodo delle 5 dabliu + 1 è il modo più giusto per usare Twitter.
Who = chi sono?
Socrate colpisce ancora: capire chi sei viene prima di tutto; perché una volta che l'hai capito sei a cavallo, nel senso che compri un calesse e porti il follower dove vuoi tu.
La questione è da snocciolare su più piani.
Premessa:
- chi ti vede, legge o ascolta non ti conosce.
- chi non ti conosce, cerca di capire chi sei guardando, leggendo e ascoltando.
Va da sé che gli elementi importanti sono sempre cinque:
- scelta del nickname - intero, acronimo, professionale, fantasioso, con o senza cifra, evocativo, spiritoso, informativo, noioso: qualsiasi nome ti darai, l'importante è che sia breve - per le menzioni - e facile da memorizzare. Io all'inizio sbagliai: RobiCopyZanella è troppo lungo e ho messo la "i" al posto della "y" che faceva tanto rima con copy. Sviste da evitare, visto che il mio lo sbagliano tutti
- scelta della bio - informativa, ironica, cinica, emotiva: qualsiasi storia sarai, l'importante è che sia concisa; se ti capita schiaffaci un hashtag con professione: fai capire cosa fai e di cosa parli
- scelta del colore - verde speranza, rosso fuoco, blu mare o giallo canarino: di qualsiasi gradazione ti senti, ricorda che il colore non deve stancare l'occhio né cozzare con lo sfondo; se vuoi richiamare quello del blog, poi, tanto meglio
- scelta dell'avatar - la tua faccia, una figura/disegno, un simbolo, il logo, un meme: qualsiasi cosa sceglierai, sii coerente e non vestire mai panni stretti: i continui cambi d'identità non giovano alla tua riconoscibilità, arrecano fastidio e svelano insicurezza
- scelta di tema e sfondo: colorato, bianco, nero, disegnato, scritto, griffato: qualsiasi gusto avrai, sii creativo al punto giusto: non pasticciare, non esagerare, non accozzare. La bio dev'essere leggibile: evita scritte fitte, fantasie, decorazioni e colori troppo chiari o accecanti
Diretta conseguenza:
- costruisci il tuo personal branding e restagli sempre fedele: nei toni, negli interessi, nei modi.
What = cosa devo twittare?
Questo lo sai solo tu.
Io posso darti quattro consigli veloci:
- gli interessi tuoi e dei tuoi followers, ovvero chiediti sempre perché dovrebbero leggerti
- le tue passioni/impressioni, ovvero mettici il cuore che va sempre bene
- i tuoi post, ovvero stai attento a non sfociare in spam e alterna i tweets con altri contenuti
- le pillole di saggezza 2.0, ovvero snocciola aforismi e riflessioni intelligenti che vai alla grande
- i contenuti divisi per ambiti e macro-categorie d'interesse - vedi hashtag
La questione del "che cosa" riguarda anche il famigerato retweet.
Le teorie sono tante e il social network si regge sulla condivisione, si sa. Io tengo conto di:
- amicizie, stima e affetto - se ci sono vuol dire che apprezzo
- interessi dei miei followers, ché tanto se non leggono è un retweet andato perso
- news, curiosità e new entry (interessanti)
- professionisti stimati e conosciuti da tutto - ma proprio tutto - il globo (non solo social)
- e tanto altro che dipende da come tira il vento - leggi pure: la rete non si chiama "rete" per caso e t'avviluppa in gironi impensati
When = quando devo twittare?
Pure qui le teorie si sprecano e finisce che Socrate ci fa un baffo con la barba - che aveva tra l'altro.
C'è chi programma giorni, minuti e ore in cui è giusto twittare determinati contenuti. Fonti accreditate indicano il mercoledì come giorno top, mentre le prime luci del mattino se la giocano con la pausetta pranzo. Spiace constatare che qualche ragione c'è, non tanto sul giorno quanto sull'ora; ma dipende sempre dal contenuto che si veicola e - al solito - dal tipo di followers che si vuole coinvolgere.
L'aforisma riflessivo in piena notte concilia alla grande. Un post su Newton - forse - no.
Where = dove devo twittare?
Domanda stupida dici?
Nevvero, perché anche qui dipende sempre da cosa twitti.
Facciamo che tu voglia condividere una foto, per esempio; e facciamo che tu non voglia pupparti "l'esimo" profilo su Instagram o Foursquare; ma facciamo che ci tieni a far sapere dove sei.
Bene. Vai nelle Impostazioni, entra in Account e spunta "aggiungi una posizione ai miei tweets".
Why = perché devo twittare?
Le ragioni sono tante... milioni di milioni; e - neanche a dirlo - ognuno ha le sue.
Ricordi la prima dabliu? Capisci chi sei e sai dove andrai.
Solito polpettone da nonna papera, ma sempre ottimo.
Che dire? Twitter è un mezzo per:
- veicolare notizie e tenersi aggiornati sui propri interessi
- farsi conoscere da chi ci interessa
- sfogare l'inclinazione sociale
- allenare la capacità di comunicare
- informarsi sulle novità del settore
- creare un network proficuo
- incappare in opportunità lavorative
- lanciarsi nella formazione
E perché no?
Stringere amicizie sincere.
How = come devo twittare?
La questione del "come" è soprattutto linguistica.
Torniamo al modello delle 5 dabliu + 1 e chiudiamo il cerchio.
Hai solo 140 caratteri.
In questi 140 caratteri devi includere link, hashtag ed eventuali menzioni con tanto di chiocciola.
Come fare?
Sul contenuto:
- leggi la notizia, centra l'argomento e riassumilo bene (al riassunto dedicherò un post, ché necessario saperlo fare al meglio)
- riformula la notizia, mettendo in risalto l'argomento principale
- cerca d'essere incisivo e d'incuriosire: usa punti di domanda e di sospensione, luoghi comuni, nomi conosciuti, provocazioni, menzioni
- evita articoli, preposizioni, avverbi inutili: vai dritto alla notizia come il giornalista
- no alle abbreviazioni da bimbominchia: alla lunga urtano assai
- sfrutta l'andare a capo - da poco introdotto - per essere più chiaro
- inserisci nel tweet simboli e freccette per mettere in evidenza il link
Sull'hashtag:
- includine uno che descriva al meglio l'argomento: il lettore seleziona per macro-categorie
- non usarne mille a tweet: due o tre sono più che sufficienti
- inventa hashtag dedicati alle tue iniziative
- usa gli hashtag più interessanti per il tuo settore
- usa gli acronimi, ché occupano meno spazio
- divertiti con hashtag ironici: non li troverà nessuno, ma stimolano empatia
Sulla menzione:
- coinvolgi le persone nelle tue discussioni
- crea discussioni per coinvolgere le persone
- dedica un pensiero a qualcuno, con o senza foto/video
- stimola i commenti sul tuo blog
- alimenta commenti su blogs e profili degli altri
- crea network: apri le orecchie e fai da ponte tra persone con interessi comuni
Insomma... fai rete e avviluppati per bene.
Conclusione
In questo social-viaggio moderno ci portiamo qualcosa dal passato: le regole base del comunicato stampa sono utili anche per la scrittura sul web e su Twitter. In futuro dedicherò un post al redivivo documento per capire meglio da dove proviene e com'è cambiato negli anni; e un altro post al riassunto come tecnica per comunicare bene in digitale.
Intanto spero che questo post ti sia piaciuto.
Ave a te, Twitter addicted.
Ave a te, Twitter addicted.
Approfondimenti:
La piramide rovesciata, pdf di Luisa Carrada
La piramide rovesciata, pdf di Luisa Carrada
Visual on simonedoinel.tumblr.com
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