La pubblicità è musica per le orecchie del copywriter.
Capire ogni singola nota è un esercizio che costa fatica, anni di gavetta e corsi mirati. Eppure a volte si dimentica la cosa più importante: il suono delle parole.
Il messaggio è scopo
Il copywriter è un distributore umano d'input persuasivo.
Ci si rivolge a lui per convincere altri della bontà barra bellezza barra vantaggio barra necessità di un servizio/prodotto. Detta in altre parole: per spingere all'acquisto/approvazione.
E lui che fa?
Pensa e ripensa. Mappa e rimappa. Scrive e riscrive.
Sfrutta l'ispirazione creativa per ottenere una reazione positiva.
In una logica causa-effetto, l'input che spinge alla reazione si chiama messaggio: più è mirato, più il successo è assicurato. La sua costruzione dipende da più fattori:
Il prodotto respira, canta, si muove
Quando si lancia nella campagna, il copywriter vive in simbiosi col prodotto che lancia: lo prova, lo guarda, lo sogna. Se il brief non è chiaro, cerca i plus da infilare nel messaggio.
Questo lavoro d'immedesimazione dura mesi, giorni, ore.
Tanto che alla fine il prodotto respira, canta, si muove.
Sì ma... come rendere quel suono a parole?
Dando alle lettere il loro valore.
L'importanza delle lettere
Nel post precedente ho detto che la lingua ha i suoi mezzi per veicolare il suono.
Quei mezzi si chiamano onomatopee e possono essere:
Questo adattamento semantico al rumore si chiama fonosimbolismo.
Ecco qualche esempio:
Notato niente?
Nella breve catena - onomatopea semplice, onomatopea complessa, definizione finale - c'è la ripetizione di alcune consonanti. Quella ripetizione veicola l'effetto del suono, senza bisogno di ricorrere all'onomatopea.
Il suono delle parole
Veniamo a te, copywriter re(ale).
Hai pensato.
Hai mappato.
Hai trovato i plus.
Ora è giunto il momento di dare voce al prodotto e centrare il messaggio.
Come vuoi farlo?
Pensalo come una persona con un "carattere". E pesa le singole lettere.
Esempio:
Esempi di pay-off:
Tu come le suoni?
Il nostro viaggio sull'importanza del suono nella resa del messaggio si stoppa qui.
Anche nell'ambito di naming, web writing e technical writing si usano questi trucchi linguistici.
Siamo scivolati in qualcosa che non è scienza perfetta: solo sensibilità per le qualità acustiche e articolatorie delle parole. Nel pay-off sul sociale, ad esempio, la resa dell'ingiustizia è nelle vocali "u" e "o", ma anche nell'attrito delle consonanti "r" e "t". Che dici, si sente?
E quanto valore dai al suono delle parole?
Visual:
Capire ogni singola nota è un esercizio che costa fatica, anni di gavetta e corsi mirati. Eppure a volte si dimentica la cosa più importante: il suono delle parole.
Il messaggio è scopo
Il copywriter è un distributore umano d'input persuasivo.
Ci si rivolge a lui per convincere altri della bontà barra bellezza barra vantaggio barra necessità di un servizio/prodotto. Detta in altre parole: per spingere all'acquisto/approvazione.
E lui che fa?
Pensa e ripensa. Mappa e rimappa. Scrive e riscrive.
Sfrutta l'ispirazione creativa per ottenere una reazione positiva.
In una logica causa-effetto, l'input che spinge alla reazione si chiama messaggio: più è mirato, più il successo è assicurato. La sua costruzione dipende da più fattori:
- target di riferimento - pubblico selezionato
- tipo di messaggio - slogan, pay-off, claim, banner, post
- obiettivo di comunicazione - acquisto, condivisione, partecipazione, conoscenza, diffusione
- mezzo - annuncio, manifesto, landing page, website, social network
- brand identity - identità della marca e/o dell'azienda
- tipo di prodotto/servizio
Il prodotto respira, canta, si muove
Quando si lancia nella campagna, il copywriter vive in simbiosi col prodotto che lancia: lo prova, lo guarda, lo sogna. Se il brief non è chiaro, cerca i plus da infilare nel messaggio.
Questo lavoro d'immedesimazione dura mesi, giorni, ore.
Tanto che alla fine il prodotto respira, canta, si muove.
Sì ma... come rendere quel suono a parole?
Dando alle lettere il loro valore.
L'importanza delle lettere
Nel post precedente ho detto che la lingua ha i suoi mezzi per veicolare il suono.
Quei mezzi si chiamano onomatopee e possono essere:
- semplici - gruppi fonici (bau, bau; slap; tic-toc; driiin) e serie di sillabe (patapum, trallalà)
- complesse - parole che inglobano gruppi fonici e sillabe (bisbiglio, rombo, fruscio)
Questo adattamento semantico al rumore si chiama fonosimbolismo.
Ecco qualche esempio:
- tic-toc-tac = ticchettare = rumore del tacco
- brum-brum-brum = rombare = rombo del motore
- ssssssssh = bisbigliare = assenza di rumore
Notato niente?
Nella breve catena - onomatopea semplice, onomatopea complessa, definizione finale - c'è la ripetizione di alcune consonanti. Quella ripetizione veicola l'effetto del suono, senza bisogno di ricorrere all'onomatopea.
Il suono delle parole
Veniamo a te, copywriter re(ale).
Hai pensato.
Hai mappato.
Hai trovato i plus.
Ora è giunto il momento di dare voce al prodotto e centrare il messaggio.
Come vuoi farlo?
Pensalo come una persona con un "carattere". E pesa le singole lettere.
Esempio:
- R - rotola e fa rumore
- S - scivola e fa silenzio
- L - balla ed è leggera
- P - frena ed è piena
- M - mormora ed è morbida
- A - apre ed è solare
- U - chiude ed è lugubre
- I - muove ed è veloce
Esempi di pay-off:
- R - Macchina
- S - Bagnoschiuma
- L - Centro benessere
- P - Pop-corn
- M - Materasso
- A - Agenzia viaggi
- U - Sociale
- I - Jeans
Tu come le suoni?
Il nostro viaggio sull'importanza del suono nella resa del messaggio si stoppa qui.
Anche nell'ambito di naming, web writing e technical writing si usano questi trucchi linguistici.
Siamo scivolati in qualcosa che non è scienza perfetta: solo sensibilità per le qualità acustiche e articolatorie delle parole. Nel pay-off sul sociale, ad esempio, la resa dell'ingiustizia è nelle vocali "u" e "o", ma anche nell'attrito delle consonanti "r" e "t". Che dici, si sente?
E quanto valore dai al suono delle parole?
Visual:
simonedoinel.tumblr.com
Nessun commento:
Posta un commento