Fioretti di scrittura 7: Ecce Ovo



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Riassumendo, Picasso:

0. Studiava a lungo la fisicità dell’animale [ricerca]
1. Abbozzava le sue forme e i suoi volumi [progettazione]
2. Irrobustiva le forme e i volumi con ombre scure per aumentare il potere mitico-espressivo dell’animale [composizione]
3. Iniziava a scomporre, a se(le)zionare, le linee di forza dei muscoli e dello scheletro [inizio selezione]
4. Sezionava la figura in solidi, delineando i piani base della sua anatomia [schematizzazione]
5/6. Introduceva curve per ammorbidire le linee di schiena e gambe e capire il bilanciamento del peso e dell’equilibrio tra parte anteriore e posteriore dell’animale > tutte e tre le linee s’intersecavano in un punto che era il centro di equilibrio [schematizzazione]
7. Dopo che la figura aveva guadagnato peso ed equilibrio iniziava a destrutturarla, snellendo le linee di costruzione che avevano già svolto la loro funzione [semplificazione]
8. Riduceva la figura, racchiudendo gli elementi essenziali in un contorno teso [semplificazione + sintesi]
9. Rimuoveva le aree più complesse del tratto per lasciare solo le linee e le forme che caratterizzavano le forze fondamentali dell’animale [lima]
10. Continuava a ordinare, semplificare e sintetizzare la forma, raddrizzando le linee e appiattendo i piani [semplificazione, sintesi, lima]
11. Riduceva la figura a un semplice disegno astratto dalle linee essenziali [ordine, chiarezza, sostanza, essenzialità, solidità, incisività]

"Se una foto è una somma di aggiunte, un'immagine è una somma di distruzioni".

 E diciamolo: guardando il Toro numero 11 - così rupestre, primitivo, originario - sembra che Picasso abbia finito laddove avrebbe dovuto iniziare. Invece, come abbiamo visto, il Toro numero 11 è il risultato di un “processo” che, pur sembrando inverso, va nel verso giusto: dal complesso al semplice; dall’accademico all’astratto. Trovare la fine, nell’inizio; l’ordine nel disordine; il complesso nel sintetico; il complicato nel semplice. Aggiungere dettagli per poi toglierli. Cogliere l’essenziale nel "rumore" delle forme. Le forme di base nel complesso. Ottenere forme pure, attraverso la progressiva eliminazione del superfluo. Strutturare e destrutturare l’opera per arrivare al componimento, al cuore, al vero spirito.

Tanti pensano che l'arte consista nel vedere più dettagli, ma un aspetto importante dell’arte è quello di riuscire a vedere di meno. Imparare a semplificare argomenti complicati. Creare è tornare all’origine di tutto, dopo aver conosciuto tutto. La percezione è ciò che ci permette d’interpretare il mondo in modo unico; di tornare a vedere il mondo con gli occhi “puri” di un bambino.

“Ho imparato a dipingere come Raffaello, adesso devo imparare a disegnare come un bambino […] tutti i bambini sono artisti nati, il difficile è rimanerlo da grandi”

Il Toro n. 11 è la forma pura, embrionale, della creazione. L’uovo. L’idea. Il risultato di un processo che prevede ricerca, approfondimento, tecnica, esperienza, progettazione, composizione e, infine, scelta. E scelta significa “stile”: pochi tratti “stilizzati” per interpretare il mondo in modo unico, diverso.

La fase di “selezione” [dal più al meno] è la più delicata anche nel “processo creativo” di un testo, quella in cui siamo chiamati a conoscere e a rispettare le “limitazioni” imposte/auto-imposte dal mezzo, ma anche a mettere in gioco il nostro bagaglio di conoscenze espressive e contenutistiche – e, dunque, i nostri stessi “limiti”. Per la stessa ragione, al contrario di quanto si pensi, è la fase di “selezione” è anche la più creativa.

CREATIVITÀ = porsi delle limitazioni - conoscere i propri limiti - per poi impegnarsi a superarli, aggirarli e reinterpretarli. La “scelta” presuppone sempre una conoscenza, in quanto non esiste scelta se non esistono opzioni fra cui scegliere. Bisogna conoscere le regole e accettare i propri limiti, prima di poterli sovvertire.

Il bravo scrittore, dicono, è quello che conosce così bene la sua materia, strumentale e tematica, da riuscire a dire più con meno – che poi sarebbe come dire che senza basi non si va da nessuna parte o che più si domina la materia, più si riesce a spiegarla in modo semplice. E, in effetti, più strumenti abbiamo a disposizione per esprimerci, più riusciremo a farlo meglio.

Ricerca su canali e contenuti. Approfondimento linguistico (ché sì, la grammatica è uno strumento necessario per scrivere: mai visto un artista dipingere senza prima aver imparato a usare il pennello?) Esperienza. Scelta. Solo così, arriveremo a creare un testo ordinato, breve (ma chiaro), semplice (ma sostanzioso), solido e incisivo, che si muove dal più al meno per dire più con meno. Riprendendo il "metodo" di Picasso:

1. Studiare contenuti e canali [ricerca]
2. Affinare gli strumenti linguistici [ricerca]
3. Conoscere le “limitazioni creative” imposte dal mezzo e dal canale [progettazione]
4. Riconoscere i propri limiti e auto-imporsi dei limiti stilistici [progettazione]
4. Scrivere liberamente [composizione free]
5. Soppesare e riequilibrare il testo per destrutturarlo [inizio selezione]
5. Ordinare secondo le limitazioni imposte [selezione > schematizzazione > ordine]
6. Sintetizzare, togliendo il superfluo [selezione > sintesi > chiarezza]
7. Semplificare, senza banalizzare né intaccare la complessità [selezione > semplificazione > sostanza]
8. Limare, sostituendo parole/espressioni [selezione > lima > solidità, incisività]
9. Far valere i propri limiti stilistici per esprimere le nostre idee in mondo unico

Ordine. Chiarezza. Sostanza. Solidità. Incisività. Unicità. Ridurre il “rumore” di fondo. Andare dritti al cuore e allo spirito del testo. Tratteggiare il testo, cogliendo i pochi “tratti” che trasmettono la maggior parte del senso ed eliminando progressivamente il superfluo. Esprimere un’idea unica, attraverso delle precise scelte stilistiche. Scrivere un testo che ha un equilibrio e un peso. Andare da più a meno per dire di più con meno.

ECCE OVO.


 

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