Già lo so.
Dopo "Io?" ti aspettavi Clio: bravo il copywriter che ha fatto bene il suo lavoro.
In questo post, però, parliamo di pronomi - e non di verbi (pro)motori.
La question(e) è: secondo te funziona la prima persona?
Oppure, col blaterare di se stessi, troppo si osa?
Forse che no. Forse che sì.
Tu sali a bordo e scoprilo con me. Qui.
Sei persone sei: tu che pronome sei?
Be', se non sei fessa/o, nella scrittura online non usare -essa/esso.
Ridi? Guarda, ho letto e-mail che tu persona umana non puoi capire nemmeno se dotata di un cervello capiente: proprio non ci stanno, credimi.
Scegli forse ella/egli? Non è una mossa bella - a meno che non ti chiami ZanELLA [come me].
Comunque è più accettabile questa di quelli.
Detto ciò, fesso o non fesso, mi pare ovvio che tu scriva da solo con te stesso - quindi sei "tu" nel senso di "io". Il problema è capire quale persona ti conviene "usare" per rivolgerti agli altri in una comunicazione di tipo commerciale. Farò una carrellata veloce di pronomi e vantaggi - l'argomento è vasto - per approdare con te all'io [non diventeremo un "noi", stai sereno zio :-)].
Il "tu" imperator(e)
Il "tu" impera in ogni dove.
Una tendenza anglosassone che ha il vantaggio di creare un'atmosfera confidenziale, senza rinunciare all'incisività; t'invito in modo coinvolgente, ma sono poco invadente.
Ecco il mio esempio di IO testimonial.
Il testimonial parla in prima persona e veicola un'esperienza quotidiana, quasi un breve racconto - se vuoi chiamarlo storytelling fai pure - che trascina il lettore nell'atmosfera. Forse, la prossima volta che farà movimento, si ricorderà questo brano con un cenno sollevato del mento. Chissà se riderà.
Dopo "Io?" ti aspettavi Clio: bravo il copywriter che ha fatto bene il suo lavoro.
In questo post, però, parliamo di pronomi - e non di verbi (pro)motori.
La question(e) è: secondo te funziona la prima persona?
Oppure, col blaterare di se stessi, troppo si osa?
Forse che no. Forse che sì.
Tu sali a bordo e scoprilo con me. Qui.
- Io
- Tu
- Egli/ella/esso/essa
- Noi
- Voi
- Essi/esse.
Be', se non sei fessa/o, nella scrittura online non usare -essa/esso.
Ridi? Guarda, ho letto e-mail che tu persona umana non puoi capire nemmeno se dotata di un cervello capiente: proprio non ci stanno, credimi.
Scegli forse ella/egli? Non è una mossa bella - a meno che non ti chiami ZanELLA [come me].
Comunque è più accettabile questa di quelli.
Detto ciò, fesso o non fesso, mi pare ovvio che tu scriva da solo con te stesso - quindi sei "tu" nel senso di "io". Il problema è capire quale persona ti conviene "usare" per rivolgerti agli altri in una comunicazione di tipo commerciale. Farò una carrellata veloce di pronomi e vantaggi - l'argomento è vasto - per approdare con te all'io [non diventeremo un "noi", stai sereno zio :-)].
Il "tu" imperator(e)
Il "tu" impera in ogni dove.
Una tendenza anglosassone che ha il vantaggio di creare un'atmosfera confidenziale, senza rinunciare all'incisività; t'invito in modo coinvolgente, ma sono poco invadente.
È il famoso "tutto intorno a te" di Vodafone - per dirla con un claim azzeccato.
O il cosiddetto reader focused writing del business writer - per dirla con un linguaggio tecnico.
Il "tu" fa sentire il lettore protagonista, lo mette al centro del testo, è molto diretto.
TU che pensi di quello che hai appena letto?
Il "noi" aziendale
Non ha una bella fama questo pronome, che suona spesso come un trucchetto da plurale maiestatis.
Però, però, però.
Secondo la mia esperienza personale - ed EGOcentrica - ci sono casi in cui funziona un bel po'; io lo sfrutto nei siti aziendali e i motivi principali (?) sono due:
- rafforza l'identità di gruppo
- si può insistere sulla compensazione noi/tu come fosse un plus
È il buon vecchio "Noi? La soluzione per te".
Declinato in varie forme, ovvio; ma NOI ce la possiamo cavare in ogni situazione, TI pare?
Il "voi" massivo
Scrivi per i mass-media, certo.
E la massa si definisce con un termine da brivido: target-group.
Ma, secondo te, per centrare l'obiettivo, quella massa si deve sentire tale e fare da bersaglio?
No, ovvio. Eppur, guarda, non è affatto un dettaglio.
Il "voi" si usa spesso nei blog per chiedere un parere ai lettori, partendo dal presupposto che sono più di uno - lo spero bene per VOI :-)
Fin qui niente di male: definire i seguaci di un blog come un gruppo selezionato può anche giovare - con tone of voice al limite dello snob, azzarderei.
Ma che dire nel caso di una comunicazione aziendale? Io lo sconsiglio per i motivi di cui sopra: dare spudoratamente del target al target equivale a sparare bla bla bla mancando l'obiettivo. Tu allungalo e sii lungimirante, piuttosto. Soprattutto quando sei all'inizio e non sei abbastanza tosto.
[Tra l'altro, a proposito di blog, hai notato che la prima frase funziona pure con voi? "Se non siete fesse/i, date un taglio a essi/esse. Succede spesse volte].
Io? L'oblio
Quello che scrive sei tu nel senso di IO - l'abbiamo detto.
Ma questo pronome è limitato alla riflessione pre-pubblicazione: quando diventa il riflesso di uno specchio senza limes, ha l'effetto stucchevole di un ego rifatto. Narcisismo che lascia di stucco.
Anche se. Anche se. Anche se.
- L'IO può veicolare un'esperienza personale utile al lettore - magari sottoforma di esempio [l'ho appena fatto: leggi qualche riga più su]
- L'IO può essere testimonial di un'esperienza che veicola il prodotto
(S)corri qua:
[...] Non ho voluto rinunciare al movimento; eppure lo sapevo che sarebbe stato faticoso. Oggi il cerchio di fuoco è impietoso. Corro, corro, corro. Sento il verde dentro le narici; il rosso del mio viso è imperlato di sudore trasparente. Rimando l'attimo in cui mi fermerò sotto l'ombroso pioppo che tutto gela; l'attimo in cui mi accascerò sulla terra e agguanterò la mia bottiglia di aranciata ghiacciata. Alla fine, penso, è proprio per toccare quell'apice di benessere assoluto che sto correndo. E che lo faccio ogni giorno.
Ecco il mio esempio di IO testimonial.
Il testimonial parla in prima persona e veicola un'esperienza quotidiana, quasi un breve racconto - se vuoi chiamarlo storytelling fai pure - che trascina il lettore nell'atmosfera. Forse, la prossima volta che farà movimento, si ricorderà questo brano con un cenno sollevato del mento. Chissà se riderà.
Si chiama immedesimazione. Lui/Lei è una persona come te/noi: ama correre, ma non è un super-eroe; e gli costa fatica.
Lui/Lei - Tu - Noi.
Te l'ho detto: con i pronomi succede spesso. Se vuoi scrivere, devi capire il "trucchetto".
È come "Perché io valgo" di L'Oréal - per citare un claim egoistico.
O il "Tu sì que vales" di Endemol - per dire un titolo altruistico.
Il pronome è diverso: l'intento è lo stesso.
Valgono entrambi la tua attenzione? Io dico di sì.
APPendice 1
L'esempio che ho fatto sulla corsa al parco, è coerente con la definizione inglese di testimonial; il claim di L'Oréal, invece, rientra nel cosiddetto endorsement.
In Italia questa distinzione non si fa; ma è bene che tu sia testimonial dell'assurdità.
APPendice 2
È come "Perché io valgo" di L'Oréal - per citare un claim egoistico.
O il "Tu sì que vales" di Endemol - per dire un titolo altruistico.
Il pronome è diverso: l'intento è lo stesso.
Valgono entrambi la tua attenzione? Io dico di sì.
APPendice 1
L'esempio che ho fatto sulla corsa al parco, è coerente con la definizione inglese di testimonial; il claim di L'Oréal, invece, rientra nel cosiddetto endorsement.
In Italia questa distinzione non si fa; ma è bene che tu sia testimonial dell'assurdità.
APPendice 2
Se vuoi esercitarti sull'IO testimonial, inventati un prodotto e veicola un'esperienza unica.
Un'esperienza che metta in risalto i plus e che faccia la differenza con la concorrenza.
Ho insistito sui colori nel mio esempio; perché ovvio che il mio prodotto ne ha uno mai visto... magari è fatto di arance talmente rosse che la sfera di fuoco non vince sulla forza dissetante.
Oppure non è un'aranciata, è un succo d'uva azzurro come il ghiaccio.
Un'esperienza che metta in risalto i plus e che faccia la differenza con la concorrenza.
Ho insistito sui colori nel mio esempio; perché ovvio che il mio prodotto ne ha uno mai visto... magari è fatto di arance talmente rosse che la sfera di fuoco non vince sulla forza dissetante.
Oppure non è un'aranciata, è un succo d'uva azzurro come il ghiaccio.
Anzi no, sai cosa? Il mio prodotto esiste di tutti i colori citati nel brano; ed è proprio così che studierò il visual quando uscirà: arancione-sole; verde-prato; trasparente-rugiada. Con la bottiglia che torreggia sul paesaggio dorato. Proprio là, in primo piano. Sul davanti.
Di sicuro uno dei plus sarà l'assenza di coloranti.
O forse no?
Chissà. Dimmelo tu :-)
Di sicuro uno dei plus sarà l'assenza di coloranti.
O forse no?
Chissà. Dimmelo tu :-)
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